Graffiti Palazzo della Santa Inquisizione – Palazzo Chiaramonte Steri

Non esistono altri esempi al mondo dei graffiti ritrovati nel Palazzo della Santa Inquisizione

I graffiti di Palazzo Chiaramonte di piazza Marina a Palermo, hanno dell’inquietante, dello spettrale, del doloroso, trasudano di disperazione e di funereo, di mortificazione e di abbandono, di violenza e di prepotenza. La prima volta che li vidi, alcuni anni fa, fui accompagnato dall’allora Rettore dell’Università degli Studi di PalermoRoberto Lagalla, che come un esperto cicerone m’illustrò e mi raccontò le storie che i ricercatori dell’università avevano ricostruito utilizzando antichissimi documenti e sperdute tracce lasciate dalle vittime del cinico e crudele potere religioso di allora. Ricordo che sentii brividi e terrore attraversarmi il corpo, ma al contempo, mi assalì una profonda curiosità di conoscere quelle storie, quegli uomini e quelle donne, che mi costrinse ad ascoltare con voracità i racconti e le parole del Rettore.

Fu nel 1603 che l’architetto spagnolo Diego Sanches venne incaricato dall’Inquisizione di progettare un edificio per ampliare le prigioni del Palazzo comunemente chiamato “lo Steri“, già sede del Sant’Uffizio in Sicilia dal 23 luglio 1601 al 27 marzo 1782. Questo rimane il primo esempio di edilizia carceraria a Palermo, completato in due momenti, la prima parte, quella del piano terra, nel 1605, dove furono ricavate otto celle, dopo qualche anno vennero realizzate altre sei celle nel primo piano. Terminata l’Inquisizione, lo Steri fu destinato ad Archivio della Reale Cancelleria e del Tribunale Civile, per poi essere destinato, agli inizi del Novecento, ad Archivio del Tribunale Penale. Nel 1957 il Tribunale venne trasferito nell’attuale sede di piazza Vittorio Emanuele Orlando, e il carcere venne lasciato in uno stato di totale abbandono. Solo nel 2005 iniziarono i complessi e lunghi lavori di recupero e di restauro. Giuseppe Pitrè (1841-1916), famosissimo etnografo palermitano, fu colui che tra il 1906 e il 1907, dopo aver scavato per oltre sei mesi negli intonaci che avevano coperto tutte le possibili tracce, scoprì i Graffiti dello Steri“Linee sovrapposte a linee, disegni a disegni davano l’idea di una gara di sfaccendati ed erano sfoghi di sofferenza”, scrisse nei suoi appunti durante la scoperta il Pitrè, che battezzò quelle incisioni a parete, “palinsesti del carcere”.

Dopo di allora, le prigioni furono chiuse e nessuno se ne occupò più per moltissimi anni, fino al recente restauro iniziato nel 2005, e alla successiva fruizione turistica iniziata circa dieci anni fa. Leonardo Sciascia (1921-1989), impressionato dalle segrete e dalle malefatte che immaginò strazianti “urla senza suono”, ci scrisse un racconto, “Morte dell’Inquisitore”, pubblicato nel 1964, ambientato proprio a Palazzo Steri, che narra di Fra Diego La Matina. Il grande fotografo Ferdinando Scianna (1943), all’inizio degli anni Ottanta, ricevette segretamente l’incarico di realizzare un reportage fotografico proprio da Leonardo Sciascia, per dare testimonianza dei graffiti alla luce allora. Le foto dimostrano l’abbandono e l’incuria in cui Palermo aveva lasciato quelle preziose testimonianze di vite e di storia

L’allora potente macchina del Sant’Uffizio, che disponeva di oltre 25 mila fidatissime aguzzini, era davvero lucifera. Palazzo Chiaramonte si trova nel famoso quartiere della Kalsa, in prossimità del porto storico della città, conosciuto ai siciliani più colti, anche come “Mandamento dei Tribunali”. Durante il periodo della dominazione araba, la Kalsa, o “al Khalisa” (L’Eletta), era il quartiere più importante. I re di Spagna stabilirono in questo Palazzo la sede del Tribunale dell’Inquisizione. Palazzo Steri sta per “Hosterium”, ovvero, Palazzo Fortificato, abbreviato in dialetto siciliano con “Osterio”. La costruzione ebbe inizio nel 1307 ad opera del potente e ricchissimo Conte Manfredi Chiaramonte, proprietario dell’immenso Feudo di Modica, detto anche “Regnum in Regno”, che godeva di grandi e tali privilegi che gli aragonesi dovevano chiedere il suo permesso per alloggiare a Palermo, preferendo risiedere a Catania o a Messina per l’intero anno. La potenza dei Chiaramonte si concluse nel 1392 con l’uccisione in pubblica piazza dell’ultimo dei discendenti, Andrea Chiaramonte, e con la confisca di tutti i beni di famiglia che passarono alla Casa Reale. Dal 1468 al 1517 il Palazzo fu la dimora dei sovrani aragonesi, poi dei viceré spagnoli, per diventare infine sede dell’Inquisizione. Piazza Marina divenne il luogo preferito dove eseguire i roghi e le esecuzioni dei condannati a morte. L’Inquisizione venne definitivamente abolita il 27 marzo 1782, e, come abbiamo già scritto, tutti le macchine di tortura e i documenti dei sommari processi, dati alle fiamme dal viceré Caracciolo.

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